giovedì 15 ottobre 2015

Trivelle nello Jonio , via libera del governo.

Via libera del ministero dell’Ambiente alle ricerche di Shell: sconfessato il parere sfavorevole di Basilicata e Calabria
Poesia e note contro il petrolioA Rocca Imperiale in difesa dello Jonio
Al lavoro per estrarre il petrolio
POTENZA - Per il ministero dell’ambiente i pareri contrari di Basilicata e Campania non contano, e nemmeno le proteste dei governatori in spiaggia, come quella di quest’estate a Policoro. Le trivellazioni nel mar Ionio a caccia di petrolio e gas sotto i fondali possono partire. Ora il Governo e la Regione hanno meno di un mese per cercare un’«intesa», e in caso di «fumata nera» la decisione finale spetterà a Renzi in persona.
E’ arrivato martedì il via libera del dicastero guidato da Gian Luca Galletti alle prime due istanze di ricerca in mare di Shell. Nome in codice: «d 73 F.R.-SH» e «d 74 F.R-.SH». Qualche ora prima della nervosissima conferenza stampa del governatore lucano Marcello Pittella, che da via Anzio ha sorvolato sul tema del petrolio, lanciando strali contro il Pd regionale e i problemi aperti nei due capoluoghi di pronvincia.
A renderlo noto sono state l’Organizzazione lucana ambientalista e il comitato NoScorie per cui non basta più quindi la richiesta di referendum su alcuni articoli dell’ex decreto Sblocca Italia avanzata da diverse regioni, tra cui la Basilicata, per fermare le trivelle. Ma «occorre una forte mobilitazione del meridione a tutti i livelli per far cambiare definitivamente idea a questo governo».
Per la Ola il governo Renzi si fa forte della revisione del Titolo V della Costituzione, appena approvata in Senato anche coi voti dei «senatori lucani Viceconte, Bubbico e Margiotta», che riporta a Roma le competenze in materia di energia. Nonostante la riforma, anticipata proprio dallo “Sblocca Italia”, entrerà in vigore soltanto dopo il referendum confermativo previsto a maggio.
Quindi «non sente (...) le ragioni dei territori ed autorizza le ricerche di idrocarburi della Shell nel mar Ionio, a poca distanza dalle coste lucane, pugliesi calabresi». Un anticipo di «di quanto potrà accadere in futuro con la petrolizzazione dell’intera regione».
Più dura Noscorie che in un altro comunicato afferma: «Lo diciamo ormai da anni per fermare le trivelle in mare la Regione Basilicata deve fermare quelle in terra, la regione Basilicata la smetta di fare melina e manifestazioni flop come quella di Policoro, applichi il principio di precauzione e fermi le trivelle in terra ferma. Occorre un segnale forte verso un governo autoritario come quello di Renzi. Se il presidente della regione Basilicata insieme al resto dei comuni non se la sentono, possono sempre dimettersi».
Contro i due provvedimenti del Ministero dell’ambiente che autorizzano la Shell ad effettuare ricerche di idrocarburi nel mar Jonio è possibile ricorrere al Tar entro 30 giorni, che è anche il termine entro cui le due regioni interessate, Basilicata e Calabria, dovrebbero cercare l’«intesa» col Governo. Superati quelli scatteranno i poteri sostitutivi del premier che avrà l’ultima parola sul via libera definitivo.
«E’ necessario ora - conclude la Ola - che le comunità si mobilitino, così come hanno fatto e popolazioni abruzzesi a Roma contro il progetto Ombrina Mare della Rockhopper, per difendere il mare e le economie legate al turismo, all’ambiente e all’agricoltura il cui sviluppo non si coniuga con il futuro fossile imposto dal governo Renzi per il mare e il territorio della Basilicata
tratto da Quotidiano della Basilicata

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